Il 17 ottobre del 1797, ovvero 220 anni fa, un certo Napoleone Bonaparte firmo un trattato di pace con il Conte Cobenzi dell'armata Austriaca, noto come trattato di Campo Formio. Campo Formio è una declinazione dialettale veneta, poiché il vero nome era ed è Campoformido. Ne parlo perché a Campoformido ci abito.
Il trattato riporta in modo esplicito il luogo, ma qui c'è un vero e proprio mistero, alcune correnti storiche dicono che in realtà Napoleone avesse preso tempo, e Cobenzi per timore che saltasse tutto si sarebbe recato a Villa Manin, dimora di Napoleone durante i negoziati, e in realtà avrebbero firmato li. Un'altra corrente dice invece che il trattato fu firmato nella casa di Bertrando Del Torre (le cui famiglie Del Torre sono ancora oggi presenti numerose nel paese) al civico 4. Al tempo doveva essere una semplice abitazione adibita al servizio postale, oggi è una trattoria. Appunto la trattoria al trattato, dove sopra l'ingresso è ancora presente la lapide commemorativa del 1807 (per il decennale) che riporta:
NAPOLEO MAGNUS
PIUS FELIX INVICTUS AUGUSTUS FOEDERE
CAMPOFORMIDENSI PACIFICUS
XVI KAL. NOV. AN. MDCCXCVII
I trattati non furono semplici ed iniziarono da fine agosto per giungere a termine appunto verso la metà di ottobre. Curioso notare come dalla parte Italiano - Francese (Napoleone era presente come Generale del corpo d'armata Italiana) i negoziatori finirono per essere estromessi proprio da Bonaparte, il quale rimase solo a confrontarsi con i vari dignitari austriaci, ovvero il generale Maximilien von Merveldt, il barone Ignaz von Degelmann, e il già citato Conte Ludwig von Cobenzi.
La scelta di Campoformido fu proprio una sorta di espressione della difficoltà a giungere ad una conclusione, nessuno infatti avrebbe siglato il trattato nella dimora dell'altro, per cui si giunge di trovarsi a metà strada.
10 anni dopo quell'evento venne fatta costruire una statua che aveva lo scopo di ricordare l'evento. Fu quindi incaricato l'artista Luigi Voghera che la disegnerà, mentre Gian Battista Comolli realizzerà fisicamente il monumento della pace. La statua rimarrà brevemente nel comune, e venne poi trasferita con alterne fortune a Udine, dove venne poi restaurata ed oggi domina la parte sinistra di Piazza Libertà, con la raffigurazione della pace che maestosa guarda verso il centro della loggia.
Solo 20 anni fa per il bicentenario il comune ha deciso di porre rimedio producendo una nuova statua della pace, pressoché identica a quella del Voghera. Questa di fatto è letteralmente sospesa a sbalzo su un laghetto artificiale sottostante.
La Pace è raffigurata seduta col braccio destro che poggia su una corazza. Tra le mani un ramoscello d'ulivo. Alla sua sinistra, un elmo e la cornucopia dell’abbondanza. Dietro, fra i fasci consolari, il simbolo della pace affidata per mezzo delle leggi, si vedono due scudi riuniti: uno con l’aquila imperiale della Francia, l’altro con l’aquila dell’Austria, a rappresentare l’alleanza.
220 anni dopo sono proprio i giganti di marmo a portare il peso del tempo e la forza della Pace che troppo spesso l'uomo dimentica.