Il panning è una di quelle tecniche fotografiche che restano maggiormente impresse quando si frequenta un corso di fotografia per principianti.
Lo è stato anche nel mio caso.
Il motivo credo che risieda nel rapporto tra la relativa facilità di applicazione ed il risultato ad effetto che ne scaturisce.
E’ uno di quei giochini che ti fanno sentire subito fotografo e che ti aiutano a capire l’utilità di uno strumento con cui regolare a piacimento la coppia tempo/diaframma.
Per chi non lo sapesse la tecnica è utilizzata per ritrarre soggetti in movimento, con lo scopo di far risultare a fuoco proprio il soggetto che si muove e nel contempo ottenere un effetto scia su tutto ció che nella realtà resta fermo.
Si applica impostando un tempo di esposizione sufficientemente lungo per consentire l’effetto scia, ma non troppo lungo per non cadere nella sovraesposizione.
Una volta premuto lo scatto si muove la macchina fotografica in modo solidale al soggetto in movimento. In pratica lo si segue alla sua stessa velocità. È più che atro una questione di manualità ed è buona norma cominciare a muoversi prima dell’ ingresso del soggetto nella scena per riuscire meglio a sincronizzarsi con esso.
Nella mia realtà di beginner è stata anche molto questione di fortuna. Sono serviti diversi tentativi per ottenere un risultato accettabile, proprio per un discorso di scarsa manualità e feeling con la macchina.
Diciamo che alla lunga ho inziato a vederla come una tecnica abbastanza fine a se stessa e quindi l’ho un po’abbandontata, ma vorrei condividere quelli che sono stati i miei primi esperimenti: