Il futuro del cripto blogging? Domanda da un milione di dollari😆. Diciamo pure che dire futuro di questi tempi equivale a giocare alla lotteria e la frittata è fatta😂:
Non che mi diverta a fare l'uccellaccio del malaugurio (uhhh, ma a proposito di uccellini come sopra, che figata, mica mi aspettavo da Tenor una GIF puntualmente azzeccata🤣 e a proposito, anche quella sopra è una GIF marchiata Tenor):
Ma sapete com'è: dopo l'inaspettatissimo ban filippino, che non ho capito bene se riguarda le criptomonete in sè e per sè o soltanto exchange e wallet (poichè si tratta di una notizia di seconda mano ricevuta da una carissima amica filippina e bisogna pure considerare che l'inglese con il quale comunichiamo non è la madrelingua di nessuna di noi due e purtroppo nessuna di noi due la padroneggia a livello avanzato, mea culpa, dunque chiedo venia per l'imprecisione), inutile dire che c'è da aspettarsi di tutto. La mia amica filippina non può più accedere al suo account Kucoin da marzo di quest'anno, nè ricevere BCH (che tanto l'avevano aiutata nel telelavoro) altrove. Proprio le Filippine, pensate, che quanto a paese amico delle criptomonete stava dietro soltanto a El Salvador. A questo punto non so più che pensare, anzi si. Dato lo smacco, sta accadendo proprio quanto prevede il nostro amico @garlet. I governi della maggior parte dei paesi del mondo saranno pronti a trasformare in carta straccia tutti i nostri guadagni in cripto, presto o tardi (non solo i nostri guadagni: pensate a chi ci ha investito grandi fortune di tasca sua). Va da sè che una volta che i governi bannano le criptomonete (anche il solo ban delle exchange produce lo stesso risultato: criptomonete non smobilizzabili e dunque inutilizzabili), che futuro avranno hive e parenti tutti, che basano tutto il loro operato sulle blockchain? Non vorrei dire domanda retorica...già un mio collega indiano preferisce starsene ben lontano da portali che ricompensano in criptomonete perchè per lui guadagnare criptomonete non ha senso. E nemmeno a causa di ban. In India non s'è mai arrivati a un ban definitivo, anche se c'era stato in passato un gran tira e molla. Comunque, le criptomonete al momento non sono vietate in India come in Bolivia. Ma i guadagni in cripto sono tassati al 30%. Ovvio che una tassazione così vergognosa non rende le criptomonete per nulla appetibili, come non sono più appetibili per la mia amica filippina. Ancora una volta, dunque, che futuro avrà il blogging basato su blockchain se le criptomonete non saranno più appetibili? E a partire dall'anno prossimo, nel mio paese (che fa parte dello stesso blocco dell'India, a guardar caso) è quasi certo che partirà una tassazione del 17,5% su qualunque cifra convertita in moneta locale, ponendo fine all'esenzione storica (nel caso del mio paese si tratta della patente e storica antipatia per qualsiasi novità non sviluppata all'interno dei confini territoriali, che di conseguenza si cerca di disincentivare in ogni maniera possibile e immaginabile). Le criptomonete in particolare sono ora come ora viste alla pari degli stocks azionari stranieri (ai quali è riservata una burocratizzazione talmente farraginosa quanto a dichiarazione dei redditi che i piccoli e medi investitori sono automaticamente portati a snobbarli in favore del mercato azionario rigorosamente nazionale, quindi alla larga da azioni marchiate Google, Nvidia e compagnia danzante, a meno che non si possano investire cifre in grado di coprire gli onorari di commercialisti e consulenti finanziari che agiscano in nome e per conto del cliente). Ok, trattandosi unicamente di tassazione e non di impossibilità lavorativa, continuerò a postare, ma con meno frequenza. Poichè la nuova legge non tocca i guadagni in FIAT, come il mio collega indiano mi vedrò costretta a dare la priorità ai portali che pagano su Paypal (sia pure non in maniera drastica come lui). Comunque, finchè la barca va, approfitto per portare avanti le mie opere letterarie (vabbè, opere, che parola grossa😝). Seguono dunque le vicende di Mimmo e Secondina, impiegati nelle pulizie del manicomio comunale civitese...
CRONACHE DI CIVITOPIA: ESTEMPORANEO VII
Al manicomio comunale: il dilemma della macchinetta atto quarto
Da quando lavorava al manicomio comunale, dato lo stipendio sicuro, benchè basso, Mimmo poteva permettersi una connessione internet per il suo cellulare, sia pure a buon mercato perchè alquanto povera di dati. Ma purtroppo il buon Mimmo la utilizzava per bazzicare luoghi poco consoni e decisamente di bassa lega: ritrovi di incel che trascorrevano le loro giornate vomitando veleno, riversando vagonate di frustrazioni a loro dire cagionate da gran cessaggine della quale matrigna natura suppostamente li affliggeva sin dalla nascita. Se portavano avanti una vita grama e indegna di essere vissuta, era colpa dei genitori mai intervenuti per rimediare alla cessaggine del pargolo di turno. Era colpa della società che premiava gli uomini belli, relegando normaloidi e brutti allo stato di larve umane. Era colpa delle donne che permettevano alla società di indottrinarle affinchè puntassero unicamente ai bellocci, privando dunque normaloidi e brutti di vivere. E invidiavano gli uomini belli. La pelata, poi, unita -obbrobrio!- al sovrappeso, a una condizione di skinnyfat o peggio, all'obesità, era considerata l'apice della cessaggine suprema da tali gruppi di incel. Poichè il povero Mimmo aveva perso tutti i capelli intorno alla sessantina, mettendo su alquanta pancetta, ma non soltanto, poichè sommamente credulone quanto a carattere, tendeva purtroppo a prendere per oro colato ogni scempiaggine pubblicata nel suo forum preferito. Dove amministratori, moderatori e l'utente medio affermavano che qualsiasi donna al mondo, in primis e al di sopra di tutte proprio la donna civitese, se mai avesse avvicinato racchi come loro, l'unico obiettivo avrebbe consistito nello spennarli vivi, non trattandosi essi certo di partner appetibili. E perfino una loro pariestetica, ma pure sottoestetica, se ne sarebbe approfittata alla stragrande, dato che finanche quest'ultima puntava al super modello per una relazione seria e duratura. Di conseguenza, il consiglio d'oro che maggiormente circolava in tali ambienti incel figurava nel mettere in guardia qualsiasi normie e a maggior ragione qualsiasi racchio di non spendere un solo centesimo per donna alcuna. Niente regali, niente cene, niente pizze, niente aperitivi e onde andare sul sicuro, si straconsigliava di non offire nemmeno un caffè. Possibilmente, neppure l'intruglio dei distributori automatici di bevande che i commercianti si azzardavano a qualificare caffè...
Ps.: nuovamente il particolare d'immagine dispenser di bevande calde creata con Microsoft Bing, la stessa delle tre puntate precedenti perchè questo è il quarto atto. Link di Bing generatore immagini:
https://www.bing.com/images/create?FORM=GENILP
Occhio: mi piacerebbe che le vicende narrate in questo quaderno civitese fossero una burla comica per fare ridere i lettori, ma purtroppo prendono spunto da una realtà che indicativamente dal 2014 sta ammorbando il web (e purtroppo anche la vita reale). Si tratta del fenomeno incel (termine che non ho inventato io: è un anglicismo che in origine significava involuntary celibate, cioè celibato involontario). Ma in quanto all'inizio il significato del termine incel era nè più nè meno la traduzione al pie della lettera di involuntary celibate, ben presto ha iniziato ad assumere connotati grotteschi a causa dell'atteggiamento e del carattere di taluni gruppi che ragionano come nei forum frequentati da Mimmo. Non è uno scherzo che si spargono consigli riguardo a non regalare niente a una donna, anzi, per offrire una cena pretendono che ci si vada a letto anche se i due si sono conosciuti lo stesso giorno (e chissenefrega se non avevi mai visto l'incellone di turno prima di allora, anzi, se vai con il perfetto sconosciuto, nemmeno saprai che si tratta di un seguace di morbose filosofie moderne, che se da un lato in sè e per sè comprendono un fondo di verità, dall'altro è la loro risposta a questo fondo di verità a fare acqua da tutte le parti). Se si googlano i termini fenomeno incel, se ne troveranno di cotte e di crude. In appositi spazi incel, definiscono le donne NP, il che significa NON PERSONE. Il nostro amico @mad-runner può confermare, dato che qualche tempo fa si era ritrovato in una serata di sei coppie e i cinque uomini del gruppo gli avevano mandato di traverso la cena coi loro discorsi del genere che le mogli dovevano farsi trovare sempre pronte all'obbedienza, in buona sostanza a scodinzolare come cagnolini davanti al padrone che comanda a bacchetta (poverette, le mogli di questi qui e non oso pensare come i pargoli verranno tirati su, dato che quegli elementi hanno figli piccoli, purtroppo per i figli). Ci sarebbe comunque da dire che non tutti gli incel sono così deliranti. Alcuni sono pure normali e corrispondono per davvero al significato originale dell'anglicismo, nè più nè meno. Ma è probabile che la maggior parte degli individui normali siano quelli che tacciono, che non si riuniscono in gruppi online (Fessibuk compreso, anzi, è proprio su Fessibuk dove forse si sputa più veleno che altrove, dove aggrediscono qualche donna che magari ignara del fenomeno risponde a una critica, per non parlare poi della denigrazione dei corsi di laurea non STEM perchè ovvio, soltanto le donne, anzi NP dal poco cervello non sono in grado di frequentare le varie gingegnerie, accontentandosi delle varie Scienze delle Merendine e per non parlare del più incellone di tutti che ha definito prostitute le iscritte al DAMS, perchè solo una prostituta finirebbe dentro a un corso di laurea del genere, però strano, anzi, ha usato un termine peggiorativo che non riporto per non scendere in basso) o al massimo si limitano a lamentarsi della propria sfortuna e basta, incolpando soltando le condizioni poco favorevoli di nascita. Ok, per ultimo sono finita fuori tema. Però il discorso è cascato perchè questo capitolo del mio attuale quaderno civitese può apparire troppo sopra le righe e dunque ho ritenuto giusto spiegare i perchè e i per come. Le mie storie civitesi si basano su correnti neorealistiche e realistiche, quindi capita che prendano spunto da fatti attuali o comunque che accadono nella realtà (ovviamente i personaggi e i luoghi sono fittizzi).