Cari amici, nella speranza di farcela entro la mezzanotte di questa domenica, specie considerato che l'atmosfera in casa non è certamente dalle sette meraviglie, con gli strascichi di quest'ultimo lutto che sta facendo ammalare di depressione più familiari. Ma senza far nulla non si può stare e sia pure lavorando meno del solito, vediamo se e dove arrivo con l'argomento della settimana del contest. Quello che faccio su hive, a parte oramai giocare a Heart Flowers e dCrops (a proposito: ci ho appena vinto l'ennesimo Mystery Seed alla spin wheel, in quanto ultimamente il mio username sta uscendo piuttosto spesso alla ruota della fortuna di Heart Flowers per i 0,07 HBD😎), ultimamente è partecipare al contest untobisunto. Vorrei avere il tempo per più attività, ma purtroppo, specie dall'anno scorso, ho il tempo utile sempre più ridotto al lumicino. Praticamente mi sono ridotta a spendere poche ore a settimana che dedico alla pubblicazione untobisunto più qualche mezz'oretta non a giorni fissi per rispondere agli amici e commentare. In ogni caso, già il solo contest mi permette un post a settimana (come dicevo e quando non mi capita di saltarne qualcuna, di settimana) e a seconda del tema, pure la pubblicazione di quel che sono solita postare, vale a dire scrittura creativa. E pure stavolta, il tema della settimana mi permette l'esempio pratico più lampante di quel che faccio di solito: ragione per cui segue il secondo capitolo estemporaneo delle mie CRONACHE CIVITESI.
CRONACHE DI CIVITOPIA: ESTEMPORANEO II
Compare bicicletta
Compare aspirapolvere e comare tostapane, nel mondo incivile Michele Fiore e Patty Ruotolo, seguitavano come durante tutti i pomeriggi soleggiati a giocare a scopa o briscola. In un pomeriggio come tanti, arrivò un nuovo paziente al manicomio comunale, tale Pietro Girella, coetaneo di Michele e Patty. Stavolta non v'erano stati di mezzo dottori nè funzionari della Sociale, ma i suoi disperati genitori che ce l'avevano portato con le mani nei capelli. Capelli loro, dato che il pargolo aveva perso i suoi da un pezzo. Trattandosi di soggetto innocuo, sia pure affetto da serie turbe psichiatriche, veniva lasciato libero di circolare nel cortile, nelle ore in cui si faceva prendere aria ai pazienti. Il Girella si avvicinò a Michele e Patty, che in quel momento stavano terminando una partita a scopa. Poichè compare aspirapolvere e comare tostapane erano anch'essi pazienti innocui, a dispetto del fatto di credere fermamente di essere due elettrodomestici, non se n'ebbero affatto a male. Anzi, iniziarono a conversare, curiosi di sapere come mai il nuovo arrivato fosse finito a parare nello stesso ripostiglio in cui settimane addietro erano capitati.
-Lo sapreste dire voi? Me lo sto domandando dacchè sono arrivato qui, ma finora non sono arrivato a capo di nulla. E voi due, invece, sapete perchè siete qui?
-Mah, un guasto al cavo della corrente di difficile riparazione, sembrerebbe- disse Michele l'aspirapolvere.
-Io invece sto bruciando il pane in cassetta invece di tostarlo- aggiunse Patty il tostapane.
-Allora non sia mai che mi hanno sbolognato qui perchè non mi partono più le marce. Nessuna delle cinque.
-Che marce?- chiese Patty.
-Quelle della bici...
E già, dato che Pietro Girella, anzichè una girella, era invece arrivato alla convinzione di essere una bici con cambio a 5 marce. Tutto era cominciato l'anno precedente. Pietro era un pittore di nessuna fama. Ma dopotutto, nella Civitopia del trentesimo secolo, chi mai avrebbe potuto diventare un pittore di fama, se non i figli d'arte? Pietro era figlio di due braccianti agricoli che a stento arrivavano a fine mese e perennemente sull'orlo di diventare abitanti delle cabine telefoniche. Se ultimamente si erano salvati da tale triste destino, lo si doveva all'amministrazione comunale gestita dal sindaco Mattia Malinverni. Il Girella era diplomato al liceo artistico e anzichè tentare di agguantare una borsa di studio per proseguire con la formazione universitaria che lo avrebbe quantomeno abilitato alle supplenze per insegnare disegno e storia dell'arte alle medie e secondarie, sperava di fare la sua fortuna fosse pure attraverso rappresentazioni grafiche su strada. Con il risultato però di non ricevere neppure una monetina dai passanti. E non fosse per l'amministrazione Malinverni, si sarebbe finanche ridotto ancor più a mal partito, data la precedente legge del codice amministrativo, depennata dal sindaco Mattia, che obbligava all'apertura di partita IVA finanche gli artisti di strada. Pena salate sanzioni da parte di Iniquitalia. Dopo all'incirca una ventina d'anni di inutili tentativi di affermarsi nel mondo dell'arte, Pietro Girella aveva iniziato a dare di matto. Avendo nel frattempo perso tutti i capelli, reputava la calvizie la vera colpevole di tutti i suoi mali, compresa la singletudine che non gli si scollava mai di dosso. E quando si era cimentato nella sua ultima opera, un binario ferroviario dipinto nella piazza principale di Civitopia, su una rotaia del quale girava una bici a 5 marce, aveva perso, oltre ai capelli, gli ultimi barlumi della ragione. Tutta la sua vita rappresentava quel binario. Anzi, il binario rappresentava il suo vivere così anonimo. Immobile, inamovibile. E Pietro altri non era se non la bici impossibilitata a deviare da quella rotaia, neppure a prezzo di missioni impossibili...
Ps.: immagine Pixabay royalty free, autore OpenClipart-Vectors (https://pixabay.com/es/vectors/carril-bici-bicicleta-ciclismo-160714/)