Chiedo scusa per la lunga assenza, ma la vita, ultimamente ha bussato alla mia porta con insistenza, e io non ho potuto far altro che aprire. Ma ora eccomi qui, alla prova dei fatti, e vegliamo un po' su questa fiammella, che non si è spenta. Riprendo il contest con un nuovo tema. Se dovessi scegliere un oggetto che mi rappresenti, sceglierei una bussola.
La bussola è uno strumento antico, quasi dimenticato nell'era dei GPS; e proprio per questo carico di significato. Non ti dice una strada, non ti impone una direzione: ti dice dove si trova il NORD; il resto sta a te. In questo senso, mi sento intimamente affine a quest'oggetto. Non sono uno che abbia mai avuto una carriera tutta diritta; ma ho sempre cercato di non smarrire il mio orientamento interiore, una mia direzione etica, valoriale, ogni volta che la via mi si faceva irrequieta.
Mi stupisce della bussola la semplicità che si combina con la profondità. Riservata e non invadente, mai prolissa, la bussola. E pur nei suoi silenzi, nei suoi intempestivi consigli, essa sa dare risposta ai momenti supremi. Cerco di essere anch'io così: poco al centro ma lì, di salire al bisogno, d'offrire a chi si sente smarrito un appoggio o un indirizzo, anche magari con un cenno, un motto.
L'altro punto che mi si descrive mi tocca da vicino: la bussola non si lascia senza legge dalle condizioni ambientali: essa serve anche al buio, sotto la pioggia, per il gelo. Resiste. Anche io ho imparato a servire nelle avversità: di poter vivere nella tempesta, di potere maneggiare me stesso, quando tutto intorno precipita; d'aver trovato un risultato, una via, là dove sembra chiusa ogni porta. Non certo con la scienza precisa della bussola, ma sì, alquanto, con tanto di dover conservare me stesso.
E poi: la bussola non ha bisogno di nessuno per funzionare. Non sta cercando nessuno che l’apprezzi, non ha bisogno di nessun segnale che la guidi, ma si aggrappa ad un’amica fedele e silenziosa, la nostra cara Terra. Io mi ci rivedo. Anch’io cerco di orientarmi su qualcosa di invisibile ma potente, il cuore, i valori, l’esperienza, la coscienza. Non sempre so dove sto andando, ma so da dove parto e cosa porto con me. Per cui la bussola non è solo uno strumento: è un continuo ricordo di chi sono e di come voglio essere.
La bussola, alla fin fine, non è nulla senza osservazione dal suo possessore. Essa non vale che in una relazione dialogante: strumento e paesaggio, interno ed esterno. Ecco precisamente quanto a me piace pensare: l'identità non è mai niente di interno o di chiuso ; nasce dal dialogo con gli altri, con le circostanze, con quel che la vita ci mette dirimpetto. È un frammento di certezza che la mia bussola privata riesce assai meglio a mettermi in ascolto, ammetto di non avere tutte le risposte. Ecco perché io mi rivedo in quella. Perché essa non dà rassicurazioni certe, ma fa sentire pur sempre in cammino. Non traccia vie, offre orientamenti. Non parla, ma, mica è poco, indica. E, nel silenzio di quel piccolo ago, io ci rivedo un punto di me. Ci ritrovo il bisogno di non perdere giammai il filo, pur quando il sentiero non si vede.