“Ci sono uomini che in breve tempo riescono a rivoluzionare la nostra mentalità nonostante ci abbiamo impiegato una vita solo per capirla. Ci sono uomini che sembrano aver frequentato le nostre case fino a ieri nonostante non li abbiamo mai conosciuti di persona. Ci sono uomini che percepiamo come padri nonostante l’assenza di un legame di sangue.” D.B.

Introduco così, con un pensiero da me scritto qualche mese fa su un altro social, il mio piccolo omaggio a Stephen Hawking, una delle menti più brillanti di questo secolo, scomparso il 14 marzo presso la sua abitazione di Cambridge. Mi sento quasi in imbarazzo a scrivere su di lui tant’è la stima che provo nei suoi confronti, ma visti i suoi insegnamenti... provo a modo mio, in punta di piedi, con il capo chino e il cuore colmo di gratitudine.
Cosmologo, astrofisico, matematico e fisico, Stephen Hawking non era di certo di propensione mistica, eppure lui stesso dichiarò che la sua data di nascita coincideva curiosamente con il giorno in cui scomparve Galileo Galilei 300 anni prima e con il quale “sentiva un certo legame”, come scrisse testualmente sul libro degli ospiti dell’Università di Padova nel 2006 a seguito della sua visita al teatro anatomico, il più antico del mondo, e dopo essersi emozionato di fronte alla cattedra dalla quale lo stesso Galileo insegnava ai suoi studenti. Singolare venire a conoscenza che il giorno della sua morte coincida pure con i 139 anni dalla nascita di Albert Einstein, il quale morì all’età di 76 anni proprio come Hawcking. Se vogliamo aggiungere un’altra casualità, la data in cui si spense il Professore coincise con la giornata del Pi greco, quel famoso numerino che approssimiamo a 3,14 ma che in realtà ha n (?) cifre decimali (su Wikipedia potete trovare le prime 100.000) e per il quale i matematici di tutto il mondo nutrono un certo amore. Stephen Hawking ritengo sia uno degli uomini più brillanti di questo secolo perché è riuscito nell’intento straordinario di dimostrare la potenza della forza mentale. Quoziente intellettivo a parte (fu stabilito a 160-165 come quello di Einstein e Newton), ha palesato come l’essere immobilizzato a causa della sua malattia non fosse vincolante per raggiungere i propri obiettivi. Affetto sin da giovane dalla malattia del motoneurone - una probabile SLA a progressione lenta che lo ha fatto vivere così a lungo contro ogni aspettativa medica – ha passato più di metà della sua vita in sedia a rotelle e dal 2005 l’esplicazione delle sue teorie sono state rese possibili grazie all’ausilio di un sintetizzatore vocale. Con la sola mimica facciale degli occhi è riuscito a dare ugualmente voce alle proprie emozioni arrivando dritto al cuore delle persone e riuscendo ad avvicinarle ad un mondo tanto affascinante quanto complicato qual era il suo campo di studi. A lui si deve la teoria della radiazione – denominata appunto radiazione di Hawking – che fu confermata attraverso un esperimento in laboratorio solo nel 2010, dopo ben 36 anni dalla sua formulazione: i buchi neri non inghiottiscono tutto ciò che hanno attorno ma possono irradiare particelle ed energia. Teorie a parte, io credo che quest’uomo esprimesse una sorta di speranza per l’umanità, o almeno, a me produsse questo. Ogni qual volta leggevo un passo di un suo scritto e guardavo qualche suo intervento in pubblico mi dicevo: “Non stai facendo abbastanza cara, c’è altro, vai oltre il tuo naso”. Badate bene che di mio sono una persona estremamente curiosa, che non si sofferma all’apparenza, mai, e ho un approccio propositivo verso la vita. Amo andare a fondo di ogni questione, snocciolarne i valori/gli assunti di base e poi approfondirli. Arrivavo però a un certo punto dove percepivo che certi confini erano invalicabili per forze di causa maggiore. Balle. Tutte balle che la mia testa mi raccontava solo per auto preservarsi nella sua zona di comfort. L’esempio del professore mi ha insegnato che la mente umana non ha confini, non deve averne, altrimenti l’evoluzione si ferma. Non c’è evoluzione senza immaginazione quindi. È pur vero altresì che l’immaginazione deve essere concretizzata, altrimenti tale rimarrebbe. Quindi che si fa?
Pochi giorni fa un mio parente mi disse che il detto “se vuoi puoi” è un’immensa cazzata perché nella realtà se ti trovi in situazioni complicate è gran difficile esaudire i propri sogni, concretizzare le proprie visioni. Così gli portai l’esempio di Hawking, e iniziò una sfilza di giustificazioni che terminarono con un “eh ma è diverso”. Sbagliato. Siamo esseri umani, questo ci accomuna, e si, siamo diversi perché sviluppiamo poi una mentalità diversa. Questa, è proprio lei, la mentalità, che fa la differenza. Nell’affrontare i problemi la mente povera si deprime mentre l’altra si sfrega le mani. Chi trasforma i propri limiti in opportunità vive una vita piena, chi si lamenta sopravvive inscenando un teatrino dove lui non sarà mai il protagonista ma sempre lo spettatore. Seduto scomodo però. Senza i pop corn perché erano finiti. E senza una compagnia a fianco perché nessuno lo vuole.
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