Qui sotto la mia piccola storia ispirata dalla foto di @heidi71 per il bel contest.
Ortensia si sveglia tutte le mattine alla stessa ora, si prepara con cura e scende le scale.
Raccoglie i capelli come quando era una ragazzina, un velo di rossetto e un buffetto sulle guance per ravvivarle.
Si fa bella, Ortensia, con una costanza che noi giovani le invidiamo.
Sceglie la gonna e la abbina sempre al golfino giusto. Poi il cappotto rosso, lungo fin sotto il ginocchio perché "una signora non scopre mai le gambe".
La borsa in una mano e l'ombrello nell'altra. Perché Ortensia ha bisogno di appoggiarsi per camminare, anche se non lo ammetterebbe mai.
Così agghindata, scende nell'atrio del palazzo e aspetta. Tutti i giorni, anche in agosto.
La portinaia lo sa e controlla discreta dal gabbiotto. Ha imparato con il tempo che non serve riaccompagnarla all'ascensore o cercare di convincerla a tornare nel suo appartamento.
Ortensia aspetta, discreta e gentile con tutti.
Quando fa buio, la portinaia ci viene a chiamare e insieme a lei riaccompagnamo Ortensia al terzo piano.
Tutti i pomeriggio ci guarda come se fosse la prima volta che ci vede e ci racconta che il suo Pietro non è ancora arrivato.
"Arriverà domani", la rassicuriamo. E a lei basta. Domani non si ricorderà di quanto successo oggi.
Ci fa vedere la foto in bianco e nero di un bel ragazzo, elegante e con i baffi curati. Il suo Pietro.
La guerra glielo ha portato via, la vecchiaia le ha fatto dimenticare tutta la vita vissuta tra quel lutto e il presente.
Da allora lei lo aspetta.
Ho conosciuto la signora Ortensia tanti anni fa, durante il mio servizio di volontariato. Era sempre gentile e delicata con tutti. Questa foto me l'ha riportata alla memoria.