Per me il nome Pandora prima aveva tutto un altro significato.
Mi veniva in mente il mito greco di Pandora, nome che significa "colei che ha tutti i doni", donna che fu creata da Efesto per ordine di Zeus e fu mandata sulla Terra con un vaso che doveva rimanere assolutamente chiuso. Ma si sa la curiosità è donna e la povera fanciulla (che ha la solidarietà di tutte le donne), curiosa come un macaco, aprì il vaso facendo uscire tutti i mali del mondo.

Adesso il nome Pandora evoca una cosa sola: una gioielleria che ha preso piede negli ultimi anni entrando prepotentemente nelle nostre vite. Prima ero abbastanza indifferente ma ahimè piano piano ha affascinato anche me.
Voglio raccontarvi la mia disavventura con questa azienda, magari può essere utile a qualche ignaro compagno/marito/fidanzato che può trovarsi nella stessa identica situazione del mio ragazzo, S.
Era Natale del 2017 e decidemmo io ed S. di regalarci qualcosa che volevamo senza sorprese e ci dicemmo chiaramente cosa prendere. Io avevo deciso di farmi tentare da Pandora (non senza una lotta intestina dentro di me, di solito le mode le seguo poco ma purtroppo mi piaceva quindi anche l'eroina dentro di me di sani principi si è dovuta arrendere alla vanità che dilagava) e per evitare di ritrovare S. che brancolava nel buio tra una vetrina all'altra non sapendo cosa scegliere e cosa mi potesse piacere decisi per il buono regalo: pratico, indolore e comodo, ovviamente saremmo andati insieme a sceglierlo.
Una vera ingenua io, non c'è che dire. Il giorno di Natale ricordo che S. mi diede un pacchetto dicendomi: "Ti ho preso un bracciale perché non fanno il buono" (COOMEEE?? Non fanno buoni??MAH) però andiamo insieme a cambiarlo e funziona come se fosse un buono. Bene.
Non so perché ma quella storia che non facevano il buono non mi era piaciuta per niente. Scelsi dal catalogo online cosa avrei preso, optando per gli anelli molto più delicati dai braccali così rococò e barocchi che poco si addicevano alla mia semplicità.
Andai con un'amica perché il caso volle che quella sera S. aveva una cena e tranquille e beate ci dirigemmo nel punto vendita di un grande centro commerciale di Roma.
Immediatamente capii la scelta del nome, non era casuale. Si chiama Pandora perché una volta entrati lì dentro sembra di essere all'inferno, sembra quasi una punizione di Zeus. Entri e c'è il finimondo: gente che urla, gente che cerca, gente impazzita, cani, gatti, nonni, bambini, una totale confusione. E il mal di vivere, l'ansia, l'orrore ("The horror, the horror" come le ultime parole di Kurts in "Cuore di tenebra").
E poi non fai la semplice fila, no. C'è il numero come al banco salumi, stesso meccanismo. Prendo il mio numerino e guardo: 95 butto un occhio alla tabella vicino c'era il 42. Come poteva essere?? Pensai: "Ma siiii, scorrerà."
Fu così che aspettammo due ore e mezza, perdendo il contatto con la realtà dimenticando anche perché fossimo lì in mezzo a quel delirio. Quando ormai ci sentivamo svuotate e perse sentii il mio numerino e un barlume di speranza si accese in me. Arrivata al bancone avrei voluto chiedere anche un etto di mortazza con la focaccia ma trattenni il mio impulso (dopo due ore e mezza in piedi avrebbero dovuto darla come premio di consolazione!) e chiesi candidamente di poter cambiare il bracciale.
La ragazza davanti a me era giovane, carina e...stronza. Mi guardò come se avessi bestemmiato in turco e mi disse: "Da noi non si fanno cambi, cambiamo solo la misura del bracciale."
E io: "No no il mio fidanzato è venuto qui che voleva fare un buono gli è stato detto che avrei potuto cambiarlo con qualsiasi cosa."
E lei: "no, assolutamente, solo la misura. Vuole cambiarla?"
e io: "No ma.."
e lei altezzosa come una sfinge e stronza come poche si girò e continuò ad andare avanti con i maledetti numeri.
Delusa e abbattuta con la mia scatolina in mano tornai a casa decisamente frastornata.
S. la prese male e il giorno dopo organizzò una vera e propria missione punitiva visto che anche lui per farmi il finto buono aveva atteso la bellezza di dure ore: chiamò la titolare spiegando il problema e lei disse di venire in qualsiasi momento che avrebbe provveduto a cambiare il regalo.
Ci facemmo coraggio e ritornammo in quello stramaledetto negozio, saltando la fila e parlando con la titolare in persona. Lei per fortuna che era una persona normale si scusò e mi fece cambiare il regalo.
Alla domanda: "Ma com'era la commessa che l'ha servita? È qui?"
Mi girai intorno e ovviamente no, non c'era. Quando fanno le stronze poi si dileguano, spariscono in un'altra dimensione.
Non c'era e poco importava cambiai il regalo e fuggii anni luce.
Morale della favola: dopo quella storia non sono più entrata in quel negozio. Lì i gioielli sono belli per carità ma dopo lo shock non mi vedranno più.
La commessa che ha sbagliato non è mai stata punita per la sua maleducazione e ancora non capisco per quale ragione non fanno 'sto benedetto buono!
P.S.: Non riaprirò più il vaso di Pandora, promesso!!!
