Tecnica mista su legno, dimensioni cm 160 x 121
1990
Ho un amico pugliese pittore. Si chiama Emilio. Emilio D’Elia.
Viveva a Roma. …fuori Roma, in realtà. Fuori del raccordo anulare. A Lunghezza, una frazione sull’autostrada che porta a L’Aquila.
Viveva in campagna. In una di quelle case abusive nate come funghi attorno a Roma. In affitto. Una brutta casa, nemmeno tanto piccola. Ma brutta. Come molte delle case abusive. In affitto.
Pagava due lire. Ché di più non si poteva permettere. Come spesso accade a chi fa quel mestiere.
Frequentava il nostro studio.
Eravamo una dozzina di architetti. Lo studio era grande. Si lavorava molto. C’era molto lavoro. E ci piacevano le contaminazioni: lavoravamo con grafici, pittori, musicisti, artigiani… Emilio era uno di questi.
In quegli anni ci siamo frequentati. Venne a cena a casa mia e ospite nella mia casa al mare. Mi regalò delle splendide gouaches con dediche mirabolanti…
nelle cose cosmiche parlanti come idee al cubo per amore
Poi, decise di trasferirsi a Parigi. Vive ancora a Parigi. E, nonostante sia molto bravo, tira ancora la cinghia. E’ così che va…
L’altro giorno, per il mio compleanno, mi ha telefonato.
Abbiamo parlato dei bei tempi andati (!) e abbiamo ricordato proprio di quando partì.
Organizzammo una mostra dei suoi quadri nello studio, che era molto grande. Venne molto pubblico e fu un successo.
Fu fatto un catalogo e ad ognuno di noi architetti fu chiesto di scrivere qualcosa. Come avevamo conosciuto Emilio,… perché ci piaceva la sua pittura,… perché avevamo comprato proprio quel quadro,…
Io me la cavai così…
Poi, decise di trasferirsi a Parigi. Vive ancora a Parigi. E, nonostante sia molto bravo, tira ancora la cinghia. E’ così che va…
L’altro giorno, per il mio compleanno, mi ha telefonato.
Abbiamo parlato dei bei tempi andati (!) e abbiamo ricordato proprio di quando partì.
Organizzammo una mostra dei suoi quadri nello studio, che era molto grande. Venne molto pubblico e fu un successo.
Fu fatto un catalogo e ad ognuno di noi architetti fu chiesto di scrivere qualcosa. Come avevamo conosciuto Emilio,… perché ci piaceva la sua pittura,… perché avevamo comprato proprio quel quadro,…
Io me la cavai così…
Al cronista che gli chiedeva se si sentisse il Woody Allen italiano, Roberto Benigni rispose che, in realtà, si vedeva più come …l’Anna Magnani svizzera!
Ancora una volta, il ricordo di questo aneddoto mi paralizza e vanifica ogni improbabile tentativo di paragone, azzardato per cercare le radici del mio amore per la pittura di Emilio. Le grandi campiture azzurre alla Chagall?… La sottesa misura geometrica della tela alla Klee?…
Ancora una volta, allora, le sensazioni più intime prevalgono sulle riflessioni e mi piace descrivere così il mio rapporto con questa tela. Con il quadro ”Tornato dalla stella”.
ancora incerto
prelude un sicuro ritorno.
Ma è già tempo di ripartire
verso nuove avventure.
Grazie per gli auguri, Emilio. Mi ha fatto piacere ringraziarti e ricordarti così!
Il quadro e le due gouaches sono opera di Emilio D’Elia e sono di mia proprietà, come pure le foto.